Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò che l’omosessualità non è una patologia: per questo il 17 maggio è riconosciuto come la giornata internazionale contro l’omotransfobia. Quest’anno la Chiesa valdese di Torino e insieme al coordinamento delle Chiese battiste di Torino, hanno organizzato una serata pubblica – ormai la decima – a partire dal versetto di Isaia (43,1.4) proposto per la riflessione: “Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo”. Il titolo della serata, che ne enunciava anche il tema, era Trans*.
Ospitata nel gioiosamente affollato tempio di corso Principe Oddone, la serata si è svolta con un’introduzione musicale condotta dal Qoro a cui è seguito un intervento introduttivo dell’associazione GeCO, Genitori e figli Contro l’Omotransfobia, che ha posto l’attenzione sulla necessità di dotarsi di strumenti per combattere la discriminazione persistente, ed ha presentato il progetto Deomofobina, Pillole di conoscenza: una scatoletta, come quella di un farmaco, al cui interno un kit di informazioni, tra cui un foglietto bugiardino, con indicazioni e dati sul progetto educativo e su come attivare una conoscenza diffusa per porre rimedio al pregiudizio e alle discriminazioni basate sull’identità sessuale. A seguire è stato presentato un video sull’immaginario che cinema e serie tv hanno dato della transessualità.
Grazie alle testimonianze dirette di Francesca e di Marco, del circolo ARCI Maurice, si è cercato di illustrare cosa sia la transessualità e quale sia il percorso di transizione, quali siano le implicazioni burocratiche, mediche, sociali e familiari; a questi aspetti si è affiancato il fatto che esistono persone non binarie, ossia che non si riconoscano in categorie fisse, ma fanno esperienza della fluidità del proprio genere. Questo è il motivo per cui esiste un asterisco in fondo alla parola trans: le persone trans* possono anche non riconoscersi in un percorso da maschio a femmina o da femmina a maschio e scegliere di viversi oltre la definizione del proprio genere. La serata si è conclusa con un secondo intervento, cantato, del Qoro a cui è seguito un momento conviviale, molto partecipato.
Conoscere è il vero antidoto alla paura della diversità!