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Valdesi a Torino

Un numero importante di protestanti ha sempre vissuto a Torino, nel corso dei secoli, Valdesi provenienti dalle vicine valli del Pinerolese e riformati da tutta Europa, anche grazie al fatto che Torino era la capitale del ducato di Savoia e poi del regno d’Italia.

Alcuni luoghi ricordano i periodi in cui essere protestanti non era permesso e i Valdesi erano oggetto della repressione dell’Inquisizione cattolica. In piazza Castello di fronte a via Garibaldi una targa di bronzo sul selciato ricorda il luogo del martirio del pastore Goffredo Varaglia strangolato e arso sul rogo nel 1558. Sul mastio della Cittadella il Comune di Torino nel 2002 appose una lapide che ricorda la deportazione e carcerazione dei Valdesi alla fine del 1600.

Nel 1825, l’ambasciatore di Prussia ottenne dal re l’autorizzazione ad aprire la cappella della Legazione anche ai protestanti italiani. Nello stesso anno, fu raggiunto un accordo con i rappresentanti della Chiesa valdese per inviare a Torino un pastore con la funzione di cappellano d’Ambasciata.

Nel 1853 – cinque anni dopo la concessione delle libertà civili del 1848 – i Valdesi poterono edificare il loro Tempio lungo il viale del re, oggi Corso Vittorio Emanuele II, segno di una forte volontà di presenza nella città.

La comunità di Torino, inizialmente formata da valdesi provenienti dalle vicine valli del Pinerolese, si arricchì dei membri provenienti dalle chiese valdesi del Sud Italia in conseguenza delle successive ondate migratorie del secolo scorso.

Negli ultimi decenni la chiesa valdese di Torino si è arricchita di nuovi membri provenienti da percorsi di ricerca individuali o da altre chiese cristiane. Da sempre aperta i problemi sociali e alla difesa dei diritti civili, la comunità valdese di Torino si è impegnata in particolar modo nell’accoglienza dei richiedenti asilo, per la difesa dell’ambiente e dei diritti delle minoranze. Aperta all’ecumenismo non ha mai rinunciato ai principi di laicità e democrazia che le sono propri.

Sul Mastio della Cittadella

La Giunta comunale con questa decisione ha voluto ricordare le sofferenze che duecento valdesi, con i loro Pastori, dovettero subire all’interno delle mura del Mastio a causa della loro fede. Infatti, nell’aprile 1686 dopo l’eccidio nelle valli ad opera delle truppe savoiarde e francesi, alcune migliaia di valdesi furono rinchiusi in 12 fortezze piemontesi in condizioni disumane. Duecento di questi furono incarcerati a Torino ed una cinquantina vi trovarono la morte. I valdesi superstiti della Cittadella vennero liberati soltanto nell’estate del 1690.

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