Condividiamo la meditazione biblica di Sophie Langeneck, candidata pastora valdese.
«Penso che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che sta per esserci rivelata»
(Romani 8,18)
L’apostolo Paolo con queste parole ci esorta a guardare al tempo presente e alle sue sofferenze con una prospettiva diversa, la prospettiva del futuro, della gloria di Dio e della salvezza dell’umanità. Questa prospettiva per Paolo è la dimensione in cui i cristiani vivono grazie allo Spirito santo, la dimensione della speranza. La speranza non è semplicemente guardare ad un futuro incerto con ottimismo, ma è guardare alle fatiche e al dolore del presente con gli occhi aperti al futuro che ci è per definizione sconosciuto. La speranza nasce dalla fiducia in Dio che ha operato mediante Gesù e che opera oggi a favore dell’umanità e che promette una gloria tanto più grande di tutte le sofferenze che il presente ci infligge.
Nella settimana della libertà in cui le Chiese valdesi e metodiste ricordano i diritti civili che Carlo Alberto ha dato ai valdesi nel 1848, ricordiamo anche quanti hanno sofferto l’impossibilità di professare la propria fede e questa parola dell’apostolo Paolo ai Romani risuona anche per la nostra memoria: per quanto grandi siano state le sofferenze dei credenti che ci hanno preceduti, la gloria di Dio sarà imparagonabile ad esse. Ricordando di essere stati perseguitati come minoranze religiose, sappiamo bene anche oggi di dover tenere alta la guardia, non solo per noi, ma anche per altre minoranze che non si vedono riconosciuto il diritto di professare liberamente la propria fede secondo il proprio credo.
In attesa che il nostro Paese formuli una legge che tuteli la libertà religiosa, molti hanno sofferto e soffrono, ma a noi è affidato il compito di annunciare che ogni sofferenza attuale sarà vinta dalla rivelazione della gloria di Dio. Niente può sabotare la speranza che si fonda sulla promessa che abbiamo ricevuto.
L’immagine è di Silvia Tartara