Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato
era governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo,
suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca
dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio
fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Luca 3, 1-2
Anno 28-29 d.C. Se Luca avesse voluto solo indicare una data, sarebbero bastate queste poche cifre, e non sarebbe stato necessario uno sforzo descrittivo così imponente. Che cosa ha a che fare il ministero di un uomo, per così dire, fuori posto con una lista di potenti? Luca sembra avere una risposta stupefacente, audace: tutto!
L’audacia di Luca è la stessa dell’Evangelo. Un granello piccolo, facile da smarrire. È la grazia di Dio che ci viene incontro in sembianze deboli: tanto in un profeta stravagante, quanto in un bambino che nasce in un luogo periferico e in un contesto di miseria. Fratelli e sorelle, il contrasto tra l’elenco dei potenti e la chiamata del Battista è cruciale. Non è un’elencazione neutrale quella che apre il testo, ma una lista di quanti erano in grado di decidere delle sorti di interi popoli. Il testo ci dice che non a loro giunge la Parola, non nei loro palazzi. Di fronte alle schiere del potere temporale, emerge la figura di un profeta selvatico, di un nessuno come Giovanni; un nessuno, certo, ma armato della parola di Dio. La lista dei sette potenti è un elenco di uomini il cui potere è passato; e questa lista di uomini così potenti ai loro tempi, alla luce della storia di Dio con l’umanità culminata nell’avvento del Figlio, nella sua morte e resurrezione, appare come un’appendice secondaria a una storia ben più importante: la storia di Cristo che è venuto per incarnare e rivelare la salvezza di Dio per ogni creatura.
Tutti noi, nelle nostre vite, ci sentiamo soverchiati da forze che sembrano irresistibili. Non saranno imperatori, ma colleghi di lavoro molesti o matrimoni infelici; non saranno tetrarchi a vessarci, ma la dipendenza da alcol, droga, scommesse; forse non saranno i governatori a metterci all’angolo, ma la sensazione di solitudine che proviamo nei luoghi di lavoro, a scuola, a casa; non saranno gli alti sacerdoti a schiacciarci, ma la lotta con la depressione, il dolore e la solitudine.
Qualunque sia il potere contro cui siamo chiamati a confrontarci, Luca vuole condividere la lieta novella, la bella notizia che tutti questi poteri passeranno; che essi, presto, diventeranno un triste ma lontano ricordo, solo delle note a piè di pagina di una storia meravigliosa di inclusione, di gioia, di amore e di vita. L’attesa potrà essere dura, ma la promessa di Dio è forte abbastanza da sostenerci, audace abbastanza da trasformare le nostre intere esistenze.
Gabriele Passantino
Illustrazione di Silvia Tartara
Meditazione pubblicata sul numero di gennaio 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.