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Meditazione: Condividere la gioia


«Sara disse: “Dio mi ha dato di che ridere; chiunque l’udrà riderà con me”».
Genesi 21, 6, versetto del mese di febbraio di Un giorno una parola

«Chiunque l’udrà riderà con me». Oppure «chiunque l’udrà riderà di me»? Quanta differenza può fare una piccola parola, qui una preposizione che cambia del tutto il senso di questa frase, detta da Sara e riferita alla nascita del suo figlio Isacco. Sara prevede di essere guardata con empatia e di poter condividere con altri e altre la sua gioia, oppure teme di essere ridicolizzata, teme che l’importanza che ha per lei questa nascita venga minimizzata? Gli studiosi dibattono sulla traduzione della frase, ma la nostra Bibbia Nuova Riveduta opta per la prima possibilità: chi avrebbe saputo della gioia di Sara per la nascita di suo figlio, quando ormai aveva perso la speranza di averne uno, avrebbe riso con lei, condividendo e facendo propria la sua gioia. Quella di saper condividere, anche la gioia, non è forse una capacità che le Scritture ci incoraggiano a sviluppare? Anche i vicini e i parenti di Elisabetta hanno gioito con lei quando, in tarda età, ha avuto il figlio Giovanni (Luca 1, 58). E l’apostolo Paolo esorta i suoi lettori: «Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono» (Romani 12, 15).

In genere forse tendiamo a enfatizzare maggiormente la seconda parte di questa raccomandazione di Paolo, perché riconosciamo l’importanza di non lasciare nessuno solo nelle difficoltà, ma di condividere – e possibilmente alleviare – le sofferenze. Ma non dobbiamo dimenticare neanche la prima parte, quella che invita a rallegrarsi con chi è allegro. Sembrerebbe più semplice condividere la gioia che non la sofferenza. Ma non sempre è così. Per qualcuno risulta più facile ridicolizzare, minimizzare, anziché condividere una gioia, spinto da amarezza, invidia, egoismo. Altre volte, invece, ci è difficile gioire con gli altri, perché ci sentiamo sopraffatti dai problemi e dalle sofferenze, quelli che ci toccano personalmente o quelli di cui siamo testimoni. Allora è quasi come se non fossimo più capaci di vedere le gioie, le benedizioni, intorno a noi e di conseguenza la vita diventa più povera, ci appare più grigia. Siamo talmente occupati a “piangere”, che non abbiamo tempo e energie “per rallegrarci”.

Ma l’invito di Paolo ai Romani ci ricorda che una cosa non deve escludere l’altra, e che l’empatia, la condivisione, riguarda sia il dolore sia la gioia degli altri. E le parole di Sara, questa donna tribolata e benedetta insieme, ci richiamano a vedere le benedizioni di Dio (perché era Dio la fonte della sua gioia: «Dio mi ha dato di che ridere») e a saper partecipare alla gioia che danno agli altri. Queste gioie, lontane dal privarci di qualcosa, possono dare nuova speranza e luce anche alla nostra vita, aiutandoci a riconoscere l’operare di Dio intorno a noi, per gli altri e per noi. Quanta differenza può fare un piccolo gesto di condivisione!

Helene Fontana, pastora battista a Torino

Meditazione pubblicata sul numero di febbraio 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.

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