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Meditazione: la mano salda sull’aratro


«Ma per la grazia di Dio sono quello che sono,
e la grazia sua verso me non è stata vana, anzi».

1 Corinzi 15, 10

Un aborto. Così alcuni a Corinto chiamavano l’apostolo Paolo: troppo poco eloquente, non abbastanza brillante, per nulla prestante. Chissà se il senso di impotenza faccia sentire anche noi inutili? Deboli e fragili individualmente; collettivamente irrilevanti. Dopo avere citato un’antichissima confessione di fede, Paolo fa l’elenco delle persone alle quali Gesù il risorto è apparso. L’ultimo è lui, Paolo: come all’aborto. Paolo accoglie l’insulto, ma lo ribalta. Egli dice «malgrado io sia come l’aborto, per grazia di Dio sono colui che sono: un apostolo che ha faticato nell’opera del Signore». Malgrado quello che a Corinto dicevano di lui, malgrado quello che Paolo sapeva di se stesso – non aveva dimenticato che egli aveva perseguitato la Chiesa – Paolo era certo di quello che gli era stato dato, di ciò che aveva e cosa gli era stato promesso.

«Vi ricordo», scrive l’apostolo Paolo ai Corinti. «Vi ricordo» significa che abbiamo una storia in comune fatta dei nostri ricordi: ricordi antichi e ricordi più recenti, ma comunque dei ricordi che condividiamo. La nostra fede è anche la nostra storia, come canta l’inno Lieta certezza. «Vi ricordo, fratelli». La nostra storia e il nostro presente è quello di Chiese cristiane: una vita comunitaria che alimentiamo con l’affetto che nutriamo gli uni verso gli altri, come fratelli e sorelle.

«Vi ricordo, fratelli il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete ricevuto, mediante il quale siete stati salvati». Abbiamo fatto e facciamo tante cose, ma quello che conta è l’evangelo che ci è stato annunciato, che abbiamo ricevuto, mediante il quale siamo salvati. Ci è stata data una storia comune e una comunione di affetto, oggi riceviamo di nuovo l’evangelo, cioè la sorprendente notizia che Cristo Gesù morì per i nostri peccati, secondo le Scritture e che è stato risuscitato da Dio.

Gesù, il Messia che ci delude perché non è come noi lo vorremmo; Gesù il Messia che non capiamo perché viene alle prese con il potere delle tenebre soccombendo a esse, è colui che Dio ha riabilitato per affermare la Sua vittoria sul male; è colui che Dio ha risuscitato per far vedere al mondo che Gesù ha ragione. Quello che Gesù ha detto, ciò che Gesù ha fatto, ciò che Gesù ha subito è il modo con il quale Dio riscrive il suo patto con il suo popolo, con l’umanità e con l’intera creazione. Il Messia che ci delude e che non capiamo è il Cristo di Dio, il Signore del mondo! Oggi abbiamo l’evangelo, la grande notizia della liberazione da tutto ciò che ci divide da Dio, dal nostro prossimo e da noi stessi.

Seppure ci sentiamo fragili, irrilevanti, talora inutili, la parola del Signore ci dice che Dio fa di noi gli strumenti della Sua grazia che operano per il Suo regno. Oggi, la parola del Signore ci promette che continueremo a tenere salda la mano sull’aratro e a guardare avanti, perché per grazia di Dio siamo quello che siamo.

Alessandro Spanu, pastore battista a Torino

Illustrazione di Max Cambellotti

Meditazione pubblicata sul numero di aprile 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.

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