“Ci saranno ancora vecchi e vecchie che si sederanno nelle piazze di Gerusalemme, ognuno avrà il bastone in mano a motivo della loro età molto avanzata. Le piazze della città saranno piene di ragazzi e di ragazze che si divertiranno”.
Zaccaria 8,4-5
Quando recitiamo il Padre Nostro e invochiamo la venuta del Regno, spesso pensiamo all’immagine di cori angelici che intonano lodi al trono di Dio. Mi chiedo se invece qualcuno riesca a immaginarsi l’avvento di Dio nelle forme della promessa contenuta nella profezia di Zaccaria. Gli anziani che riposano insieme ai bambini che giocano forse compongono l’immaginario che molti di noi custodiscono di alcuni borghi delle nostre amate montagne, eppure, per chi di noi vive in città o, comunque, in realtà più differenziate, questa immagine può risultare poco concreta. Sia perché i centri cittadini e i luoghi che frequentiamo quasi mai risultano organizzati a misura di tutti, sia perché negli ultimi mesi abbiamo dovuto fare i conti con luoghi svuotati di persone, di movimento, persino della stessa vita.
Il profeta oggi ci racconta la promessa che il Signore ci dona, una visione di una città ristabilita sin dalle fondamenta, ricostruita su nuovi equilibri. Un luogo di nuova vita, al centro del quale sono protagonisti, gli uni accanto agli altri, gli esseri più fragili e allo stesso tempo più preziosi: coloro che ci hanno preceduto nel meraviglioso viaggio che è la vita e coloro che stiamo imparando a guidare nei primi passi di questo percorso.
“Venga il tuo Regno. Sia fatta la tua volontà”. Questo è il nostro credo, questa è la nostra invocazione, questo è il fulcro della nostra speranza. Ma si tratta di speranza di un tempo e di un luogo che non sono collocati in un futuro lontano, così distante che non può essere scorto o toccato. Il Regno di Dio comincia per ciascuno e ciascuna di noi proprio in questo momento, proprio all’inizio di questa estate, nella quale siamo chiamati a diventare artigiani volenterosi di una promessa che può diventare realtà nelle nostre case, nelle nostre piazze, nelle nostre Chiese. Un’estate in cui possiamo dare corpo alla presenza del Signore in una comunità, la nostra, nella quale gli anziani, i giovani e i bambini insieme sono al centro della nuova città che con fatica, ma anche con gioia, siamo chiamati a costruire.
Gabriele Passantino