Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira.
Efesini 4, 26
Confessiamolo pure: non c’è nessuno di noi che non si arrabbia mai, per motivi a volte fondati (almeno per il nostro modo di vedere), a volte futili … Lo sappiamo, e lo sapeva anche l’autore della Lettera agli Efesini che proprio perciò include questo sentimento e la sua “gestione” nelle sue raccomandazioni rivolte alla comunità cristiana. Riconoscere l’ira non vuol dire infatti necessariamente “rassegnarsi” e lasciare che prenda il suo corso e si esprima come e per quanto tempo vuole. L’autore della lettera invita i suoi lettori e le sue lettrici, di ieri e di oggi, a riflettere su come gestire l’inquietudine, per evitare che diventi compagna abituale di cammino e che rechi danni alla vita propria e altrui, portando la persona credente lontano dalla comunione con Dio e con i fratelli e le sorelle nella fede.
Il nostro è un tempo di molta rabbia, per i motivi più vari. E spesso questa lascia segni duraturi, ha conseguenze che rimangono e non possono più essere cancellate, cambiando, a volte, le vite per sempre. C’è chi lascia scorrere la propria inquietudine nelle parole affidate ai social media. Parole che feriscono, scolpite nella pietra più dura e pesante: una volta scritte, saranno lette, condivise, amplificate. Alcuni non si fermano poi alle parole, ma passano ai gesti, agli atti violenti in famiglia o altrove, ai femminicidi che ormai sono all’ordine del giorno: vite, famiglie, futuri distrutti, non si può tornare indietro.
Senza arrivare a queste espressioni estreme, sappiamo per esperienza quanti danni può arrecare l’ira se coltivata e assecondata. Può avvelenare la nostra vita e le nostre relazioni. E così facendo, portarci lontani dal rapporto di perdono e di amore che Dio ci offre e che desidera che abbiamo anche con gli altri e le altre.
Proprio nel rapporto con Dio l’autore della Lettera agli Efesini trova il motivo e lo sprone per non lasciarsi dominare dalla rabbia o da altri sentimenti potenzialmente dannosi: “Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate nell’amore, come anche Cristo vi ha amati e ha dato sé stesso per noi” (5, 1-2). Raccomanda ai credenti che sia l’amore, conosciuto attraverso Cristo, a essere la costante della vita, a essere il nostro compagno di cammino. Ricorda che chi lascia tramontare il sole sopra la propria ira si risveglierà in un giorno grigio, in un tempo segnato da rancore e rottura. Mentre chi riesce a trovare nell’amore e nel perdono di Dio la forza per togliersi il peso della rabbia, vedrà il nuovo giorno in una luce diversa, una luce che ha la sua fonte nella mattina della risurrezione con la sua promessa di nuova vita. Che possa essere quella luce a illuminare le nostre giornate e i nostri rapporti con gli altri e le altre.
Helene Fontana
pastora battista a Torino
Meditazione pubblicata sul numero di fabbraio 2022 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a redazione@torinovaldese.org.