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La sapienza dell’attesa

Ecco quanto ha fatto per me il Signore

Luca 1, 25

L’attesa può essere vissuta in molti modi diversi: si può aspettare con timore un evento brutto, sperando – forse contro ogni logica – che non succederà. O si può aspettare un evento bello non vedendo l’ora che capiti.

In queste settimane stiamo vivendo il periodo dell’avvento in cui aspettiamo l’arrivo di Gesù. Nel Vangelo di Luca (1, 5 – 25) leggiamo una delle tappe del compimento dell’attesa del suo arrivo: l’annuncio della nascita di Giovanni Battista che avrebbe preparato la strada a Gesù. Luca racconta che i futuri genitori di Giovanni, Elisabetta e Zaccaria, non erano più giovani e per di più lei era sterile. È probabile che i due avranno aspettato molti anni prima di rassegnarsi al fatto di non poter avere figli. Ma anche se senz’altro provavano dolore per questo fatto la loro fede non era mai venuta meno.
Un giorno, però, la loro attesa inaspettatamente e sorprendentemente giunge ad una fine. Anche dove umanamente una cosa sembra impossibile, Dio agisce nella sua grazia e libertà, e viene annunciata a Zaccaria la buona notizia della nascita di un suo figlio. Qui hanno inizio altre attese. Zaccaria rimane muto e deve aspettare fino al giorno della nascita di suo figlio per poter raccontare la parola di Dio per lui. Ed Elisabetta, quando rimane incinta, naturalmente deve attendere per nove mesi il bambino che cresce nel suo grembo.
Questo episodio del Vangelo rivela che c’è un tempo per ogni cosa e che è Dio a decidere questo tempo, a decidere il momento giusto per rivelare il suo piano per il mondo e per ognuno/a di noi. A noi il compito di attenderlo con fede. Oggi per lo più saper aspettare non è il nostro forte: vogliamo tutto subito e la nostra pazienza generalmente è poca. Corriamo, tutto deve filare, vogliamo risultati immediati. Ma forse bisognerebbe riscoprire il senso dell’attesa. Non nel senso di essere passivi, di lasciar perdere, ma nel senso di rallentare un attimo, di riflettere e di confidare nel piano di Dio sapendo che egli stabilisce il momento giusto per ogni cosa. Aspettando simbolicamente la venuta di Gesù nelle prossime settimane di avvento, potremo cercare di fare di esse un’occasione per riscoprire l’attesa paziente e fiduciosa, l’attesa in cui cerchiamo di cooperare con Dio per i suoi scopi, ma soprattutto l’attesa che Dio compia la sua volontà per la nostra vita in cui è sempre all’opera. E arriverà anche il momento per noi – o forse è già arrivato – in cui verrà la fine di un’attesa, e potremo dire con Elisabetta, ringraziando Dio: “Ecco quanto ha fatto per me il Signore”.


Helene Fontana

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