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Cosa significa dire Dio oggi

Gabriella Caramore è intervenuta nell’ambito del Convegno “Dire Dio oggi” organizzato dal Centro Culturale Protestante di Torino il 28 e 29 novembre alla Casa valdese. L’intervento della Caramore ha preso le mosse dalla questione se la religione è destinata a una sopravvivenza inerziale o se può riprendere vigore. La Caramore ha sostenuto che la parola “Dio” raccoglie in sé dei significati così diversi da non avere più alcun significato. Si può chiamare con lo stesso nome il Dio dello stendardo costantiniano e quello delle Scritture. “Quando diciamo Dio, cosa diciamo?” Secondo la Caramore, le religioni hanno la possibilità di riprendere vita se riescono a calare le proprie Scritture nella complessità della storia, altrimenti diventano consolazione dei deboli o delle menti esaltate. Solo situate nella storia, le Scritture diventano materia viva. Inoltre, ha affermato la Caramore, le religioni devono parlare della vita, oppure servono a poco perché non intercettano i bisogni delle persone e non riescono neppure ad esprimere il senso delle Scritture stesse. Se la religione non è ricerca, diventa fondamentalismo, devozione magica, individualismo.

Gabriella Caramore

Cosa resta? Dentro le Scritture restano le parole importanti. Le religioni sono fatte per l’umanità affinché essa trovi una strada. La dimensione verticale, ha concluso la Caramore, deve essere vissuta, non può diventare dottrina, pena inaridirsi.

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