L’angelo del Signore apparve [a Mosè] in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno…
Mosè disse: “Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!”
Esodo 3, 2-3
Non c’è un tempo o un luogo particolarmente adatto per incontrare Dio. Ma forse una disposizione d’animo sì.
Quando Dio l’ha chiamato, Mosè stava portando avanti i suoi soliti impegni quotidiani in uno dei posti che frequentava con il suo gregge. I suoi pensieri probabilmente erano concentrati su dove trovare l’erba e l’acqua necessarie per gli animali, oppure si stava già chiedendo cosa avrebbe mangiato per cena quella sera ….
Ma Mosè possedeva una caratteristica che gli ha permesso di incontrare Dio in mezzo a questa quotidianità: la curiosità. Dio ha scelto di rivelarsi a Mosè in un pruno in fiamme che non si consumava. Mosè avrebbe potuto spaventarsi e fuggire da questa visione insolita e inspiegabile. Oppure avrebbe potuto proseguire nel suo cammino con il gregge, ritenendo che il suo lavoro fosse troppo urgente e importante per fermarsi a indagare su quello strano fenomeno. Oppure ancora, c’era anche la possibilità che Mosè non notasse neanche il pruno, passando oltre sovrappensiero, con la mente altrove.
Invece no: quando Mosè ha visto la pianta in fiamme si è incuriosito, e la sua curiosità lo ha reso attento, interessato, aperto alla novità, e si è avvicinato al pruno. Solo a quel punto Dio lo ha chiamato. Con il pruno in fiamme ha dato a Mosè la possibilità di incontrarlo, ma solo quando Mosè ha deciso di avvicinarsi Dio ha fatto il secondo passo, chiamandolo per nome. Una chiamata che poi, ha scoperto Mosè, ha implicato un compito, quello di collaborare con Dio nella liberazione del suo popolo dalla schiavitù in Egitto.
Se Mosè è stato subito pronto a rispondere a Dio, sappiamo dal resto del racconto che in seguito ha avuto diverse titubanze, si sentiva inadeguato, sopraffatto dal suo compito, e ha cercato di svincolarsi. Con molta pazienza Dio ha risposto ai suoi dubbi e alle sue paure, ribadendo che proprio lui era stato scelto per questo compito e che la presenza ed il sostegno divini con gli sarebbero mai mancati. E così è stato!
Non c’è un tempo o un luogo particolarmente adatto per incontrare Dio. Ma forse una disposizione d’animo sì. Dio può rivelarsi anche a noi in momenti e luoghi in cui non ce la saremmo mai aspettati, in mezzo ai soliti impegni quotidiani. Non si vuole imporre su di noi: ci lancia dei segni e poi aspetta che noi alziamo lo sguardo e li cogliamo. Coglierli richiede curiosità, attenzione, interesse, apertura alla novità. Mentre la paura, i timori e l’indifferenza rischiano di farceli perdere, così come li possiamo perdere correndo sempre dietro ad altro, con la testa da un’altra parte. Ma quando invece ci avviciniamo, anche solo per curiosità, Dio ci chiama per nome e ci affida il compito di seguirlo. Forse a volte lo accettiamo solo con timori e perplessità, perché riteniamo di non essere adatti o pensiamo che sia troppo difficile o impegnativo per noi. Ma le parole che Dio rivolge a Mosè le rivolge a tutti coloro che si mettono al suo seguito: “Va’, perché io sarò con te” (Esodo 3, 12)
Helene Fontana, pastora battista a Torino