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Storie di Corridoi Umanitari a lieto fine

A Torino, dopo poco più di due anni, è stato scritto un capitolo a lieto fine del percorso di accoglienza di alcune famiglie siriane arrivate in Italia grazie al progetto Corridoi Umanitari. Il progetto Corridoi Umanitari nasce con lo scopo di far arrivare rifugiati in Italia in maniera legale e sicura e di accompagnarli verso una nuova vita autonoma ed indipendente in Italia. La vita di chi ha lasciato tutto per partire dal suo paese in guerra, all’arrivo in Italia è come un puzzle che è stato preso e lanciato per aria e i cui pezzi devono essere ripresi uno a uno e rimessi al loro posto.

All’interno del progetto di accoglienza della Diaconia Valdese, ogni famiglia da noi ospitata inizia il suo percorso verso l’autonomia frequentando i corsi di Italiano e viene supportata nella parte legale per l’ottenimento dei documenti e il riconoscimento dello Status di Rifugiato. Il percorso continua con corsi di formazione e la ricerca di un lavoro. Quando finalmente la famiglia è economicamente indipendente, arriva il momento dell’uscita dal progetto e della ricerca di una nuova casa.

E questo non è un punto da sottovalutare perché quando si inizia a rispondere ad annunci di case in affitto ci si accorge subito che bisogna scalfire la diffidenza di proprietari che chiedono garanzie, un contratto di lavoro e spesso ci si sentirà dire “non affitto a stranieri”.

A Torino, la nostra équipe ha ritenuto utile gestire in maniera strutturata l’accompagnamento dei beneficiari nella ricerca di una casa: i nostri operatori organizzano incontri mirati per la preparazione della documentazione, per la spiegazione delle tipologie di affitto, dei costi, dei diversi canali di ricerca.

I beneficiari sono da noi supportati quando devono chiamare un proprietario o un’agenzia e nel momento in cui vanno a vedere una casa.

Inoltre stiamo lavorando alla mappatura dei servizi legati all’housing gia presenti sul territorio e alla ricerca di proprietari sensibili al tema umanitario e pertanto interessati a dare il loro appartamento in affitto a una famiglia di rifugiati. Grazie a questo lavoro, 3 famiglie accolte nel progetto Corridoi Umanitari hanno firmato nelle ultime settimane un contratto di affitto e si sono trasferite nella loro nuova casa a Torino.

Nazem è arrivato in Italia a luglio del 2016 assieme a sua moglie Waad. In Siria lui lavorava come ingegnere civile e lei come insegnante. In Italia li abbiamo supportati nel riconoscimento dei titoli di studio e attivando dei tirocini formativi che sono poi diventati dei contratti di lavoro: lui come tecnico specializzato in una ditta che si occupa di termoidraulica e lei presso un asilo nido. Sono stati i primi a lasciare l’appartamento dove erano stati ospitati dalla Diaconia Valdese e a trasferirsi nella loro nuova casa in Barriera di Milano a Torino.

Ahmad e la moglie Mezkina hanno due figli : Salma ha 4 anni e Khaled 3. Hanno deciso di fuggire dalla Siria per scappare dalla guerra e per curare Salma affetta da una malattia rara. Ahmad in meno di 2 anni ha imparato a leggere e scrivere, ha imparato a parlare Italiano e ha preso la terza media. Da quando aveva 7 anni lavorava come meccanico in Siria e lo abbiamo aiutato a valorizzare questa sua esperienza in Italia. Oggi ha trovato lavoro come meccanico a Torino e così anche per loro è arrivato il momento dell’uscita dal progetto Corridoi Umanitari. Ora, quando Salma entra nella sua nuova casa, sorride facendo vedere la sua cameretta nuova e definisce il loro appartamento “il mio castello”.

Di Jamal e della difficoltà di affittare una casa a Torino ha parlato un articolo su La Stampa. L’articolo uscito il 19 maggio citava “Siamo siriani e abbiamo tre ristoranti ma nessuno ci vuole affittare casa”.

Lui era un imprenditore in Siria. Con la moglie Wejdan e i figli Walaa, Hala, Khaled e Talal abbiamo lavorato per supportarli nell’apertura di un’attività auto imprenditoriale e oggi hanno aperto tre ristoranti. Ma arrivato il momento di cercare una casa in affitto non è stato facile perché Jamal è straniero e con un’attività avviata da meno di un anno. L’articolo uscito su La Stampa ha avuto un seguito positivo e Jamal e la sua famiglia hanno trovato un proprietario disposto ad affittargli una casa. L’appartamento in cui hanno vissuto per due anni e il cui canone è pagato dalla Diaconia Valdese potrà essere dedicato a nuovi arrivi.

Grazie al loro impegno, a proprietari di casa che hanno saputo dare fiducia a un rifugiato, al lavoro di mediazione e di accompagnamento degli operatori della Diaconia Valdese, possiamo dire che Nazem, Ahmad, Jamal e le loro famiglie hanno completato il puzzle. Sono una testimonianza concreta di come, anche chi ha dovuto lasciare tutto a causa della guerra, possa arrivare in maniera sicura e legale in Italia e iniziare qui una nuova vita.

Tatiana Manfredi, operatrice Corridoi Umanitari Torino, Diaconia Valdese

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