Dal 2004 il 17 maggio è riconosciuto dalla Nazioni Unite e dall’Unione Europea come Giornata internazionale contro la lesbofobia, omofobia, bifobia e transfobia: da qui l’acronimo, in inglese, LGBT. Ed a Torino il 17 maggio, continuativamente dal 2009, viene organizzata una serata pubblica volta alla sensibilizzazione sulle tematiche LGBT.
La scelta del tema e la costruzione dell’incontro è a cura di alcuni membri della locale Chiesa valdese, su mandato del Concistoro, ai quali, quest’anno, si è affiancata la partecipazione del gruppo di cristiani cattolici LGBT de “Il Pozzo di Sicar”.
Quest’anno l’argomento che si è cercato di approfondire è la richiesta di asilo per le persone LGBT provenienti da paesi nei quali sono perseguitati a motivo delle loro scelte. Da tenere a mente che in alcune nazioni l’omosessualità è considerata reato e prevede pene detentive, in sfumature variabili che comprendono anche il carcere a vita, fino alla pena di morte. In molte altre nazioni, Italia compresa, non sono previste leggi di protezione contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.
Giornalmente, nella settimana antecedente la serata, sono stati diffusi materiali (elaborazioni grafiche e video con relazioni di esperti) che hanno introdotto ed accompagnato l’approfondimento al tema.
L’incontro è stato diffuso sulla piattaforma Google Meet: una novità imposta dalle restrizioni COVID-19, ma che ha felicemente permesso a persone, anche fisicamente lontane, di partecipare.
Le testimonianze, in diretta, di Yannick (Arcigay Maurice), di Christian (FondoSamaria) e Adelard (Gay Christian Africa) hanno fatto luce sui rapporti di violenza, paura e ricatto, sotto cui sono costretti a vivere le persone LGBT nei paesi di origine. È indifferente se la maggioranza religiosa della nazione in cui vivono sia cristiana, in tutte le sue confessioni, o musulmana: il pregiudizio è radicato. Inoltre, non tutti posso permettersi di fuggire dal proprio paese: le condizioni economiche e di salute sono molto spesso un forte impedimento. Speranza può esserci grazie al lavoro, in loco, sulla reciproca conoscenza, all’importazione di nuovi modelli culturali, anche attraverso la rete.
La meditazione biblica, curata della pastora Maria Bonafede, partiva dal versetto proposto da La Tenda di Gionata. Si legge nella lettera di Paolo ai Galati (3, 28): “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”. Paolo non vorrebbe essere socialmente sovversivo, e lo dimostra molte volte nei suoi scritti, ma indica alle prime comunità cristiane come col battesimo si diventi una cosa sola in Cristo: i muri cadono perché in Cristo non hanno più senso. Solo l’umanità non ancora riconciliata è soggiogata dalla paura. In Cristo siamo uno, non tutti uguali, ma tutti uniti in Cristo che ci libera.
Gli intermezzi musicali sono stati a cura dal Qoro, il coro LGBT di Torino.
Tutti i materiali propedeutici relativi alla serata sono disponibili sul sito www.torinovaldese.org, oppure sulla pagina facebook e youtube della Chiesa valdese di Torino.