Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
Luca 2 , 6-7
Il racconto della nascita di Gesù lo conosciamo bene, fin da bambini lo abbiamo ascoltato e letto e messo in scena nelle recite di Natale. Lo conosciamo così bene che spesso ci perdiamo la straordinarietà di quello che Luca ci vuole comunicare. Dio entra nella nostra storia e lo fa in un bambino. E mentre lo rileggiamo notiamo come il modo in cui Dio opera è così magicamente bello, così umile, così discreto. Dio non si fa strada con la forza in questo mondo proprio come Dio non si fa strada con la forza nelle nostre vite. Notiamo l’umile ambiente della nascita di Gesù. I suoi genitori sono persone semplici, comuni, passano inosservati dalle folle di altre persone dirette a casa per il censimento. E notiamo che proprio come il mondo non aveva un vero interesse per questa coppia in dolce attesa, nemmeno chi possedeva la locanda a Betlemme li voleva. Gesù nasce praticamente ignorato, come lo sarà sulla croce, abbandonato da tutti quelli che amava. Ci viene detto che quando venne il momento della nascita di Gesù, Maria, «lo avvolse in panni e lo depose in una mangiatoia, perché nell’albergo non c’era posto».
Che cosa sta occupando le nostre vite in modo da non avere spazio per Gesù? C’è qualcosa di più importante di Gesù? C’è qualcosa di più importante che imparare ad amare Dio e il nostro prossimo come noi stessi? Come Cristo ha chiesto nel Vangelo di Marco: «Che vantaggio ha una [persona] a guadagnare il mondo intero, ma perde la propria anima?». Con la violenza che si verifica quotidianamente in tutto il mondo, le distrazioni delle cose materiali, lo stress, il lavoro, a volte non c’è molto spazio nelle nostre vite per Gesù. Ci dimentichiamo persino che Lui è lì. Al nostro fianco che aspetta. Eppure sappiamo bene, Gesù è la risposta ai problemi delle nostre vite e ai problemi di questo mondo. Se solo facessimo più spazio a Gesù, quanto più bene potremmo fare?
Il Natale non è il bel presepe con il bestiame che muggisce e la neve che soffia dolcemente, e il dolce bambino Gesù tutto pulito e vestito con abiti regali. Il Natale è realtà. Quando venne il momento della nascita di Gesù, il mondo non aveva spazio per Lui; era indesiderato, persino un senzatetto. Ma a quanti lo hanno accolto, a quanti hanno creduto nel suo nome, come quei vecchi pastori stanchi, ha dato il diritto di diventare figli e figlie di Dio. Figli e figlie nati non per discendenza naturale né per decisione umana o per volontà di madre o padre, ma nati da Dio. Cristo nasce nella mangiatoia dei nostri cuori e delle nostre vite quando passiamo da una vita vissuta per conto nostro a una vita vissuta per conto del nostro Signore; da una vita chiusa in noi stessi a una vita aperta agli altri; da una vita vissuta nell’antagonismo a una vita vissuta nell’accoglienza; da una vita vissuta nella diffidenza a una vita vissuta nella condivisione; da una vita vissuta nell’orgoglio a una vita vissuta nell’umiltà; da una vita vissuta nell’egoismo a una vita vissuta nell’amore. Sia questo il nostro Natale!
Lino Gabbiano, pastore battista a Torino
Fotografia di Pietro Romeo
Meditazione pubblicata sul numero di dicembre 2024 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.