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Torino Film Festival: Premio per il rispetto delle minoranze e la laicità

I giurati Daniele Segre e Nino Pennacchia

Il 40° Torino Film Festival, conclusosi il 3 dicembre, ha ospitato la nona edizione del “Premio per il rispetto delle minoranze e per laicità” assegnato dalla Giuria Interfedi. Il riconoscimento, una presenza consolidata nel TFF, è stato istituito nel 2013 dalla Chiesa valdese e dalla Comunità ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino. Il premio va ai film che danno voce alle minoranze, ne promuovono il rispetto, il riconoscimento dei diritti, l’integrazione, il superamento delle discriminazioni, e che affermano valori di laicità, cultura della tolleranza, rispetto dell’autonomia, libertà e responsabilità individuali. I tre promotori designano ciascuno un componente della Giuria Interfedi. Questi esprimono un messaggio di dialogo tra le religioni e affermano la pluralità di fedi e culture come occasione di arricchimento reciproco di fronte agli atteggiamenti xenofobi e razzisti, alle idee e alla propaganda antisemita, alle discriminazioni nei confronti di varie comunità di fede, prima fra tutte quella islamica, discriminazioni che riscontriamo nella società europea e italiana.

La Giuria Interfedi 2022 era composta da Antonio Pennacchia per la Chiesa valdese, Daniele Segre per la Comunità ebraica, Walter Nuzzo per il Comitato Interfedi. Il premio è toccato per la prima volta a un film italiano, I sogni abitano gli alberi, primo lungometraggio del regista italo-londinese Marco Della Fonte, con la motivazione: «Una storia intensa e coinvolgente nella quale il regista e i due protagonisti riescono mirabilmente a indicarci l’amore come motore dell’emancipazione dalla condizione di emarginazione, pregiudizio e discriminazione, evocando il valore anche simbolico della natura e della spiritualità».

Ispirato a una storia vera e ambientato in un paesino di montagna nell’Italia di fine anni Settanta, all’indomani della legge Basaglia che ha abolito i manicomi, il film racconta l’amore tra Anja, giovane donna di ritorno dall’ospedale psichiatrico in seguito a un tentativo di suicidio, e Libero, il “matto” del paese, che ha subito lunghi periodi d’isolamento in manicomio criminale dopo aver ucciso accidentalmente il padre. Anja e Libero, etichettati dai pregiudizi collettivi, subiscono le paure della comunità nei confronti del loro amore, visto come mostruoso e quindi da distruggere. Paure che si trasformano in odio e in tragedia. Un film tristemente commovente, che non esclude momenti lieti, che certamente suscita riflessioni.

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