Non essere più incredulo, ma credente.
(Giovanni 20, 19-29)
Tommaso siamo noi. Siamo noi che non abbiamo visto il Cristo Risorto, e per questo sospettiamo di essere dei credenti di serie B. Tommaso siamo noi che affrontiamo la vita con i piedi per terra, noi che crediamo a ciò che vediamo e tocchiamo. Otto giorni prima Gesù era apparso ai discepoli e aveva detto loro: «La pace sia con voi». È più di un saluto di circostanza, perché la pace che Gesù annuncia è un dono che spazza via la paura dei discepoli. Infatti, sono la croce e la risurrezione che creano la pace. La pace che Gesù dona perché egli ha fatto pace tra Dio e noi salendo sulla croce. La pace che Gesù dà è il frutto della risurrezione, perché risuscitando Gesù, Dio ha vinto il potere del peccato e della morte. Così la vita dopo Pasqua non è più sotto il segno della paura e della tristezza, bensì sotto i segni della pace e della gioia. E la pace che Gesù dà si concretizza in tre consegne: nell’invio, nel dono dello Spirito Santo e nel potere di perdonare.
Come il Padre ha inviato il Figlio, così il Figlio invia anche noi a dire al mondo che Dio ha manifestato il suo amore per il mondo intero. Gesù Risorto alita sui suoi discepoli. Secondo Giovanni, Pasqua e Pentecoste accadono lo stesso giorno: dopo Gesù, Dio Padre manda un altro Consolatore che continua a insegnarci quello che Gesù ha detto. Il dono dello Spirito è per tutti; non per alcuni soltanto. Il dono dello Spirito non è legato a un ministero particolare e fa di noi delle nuove creature. Adesso siamo equipaggiati per portare a compimento la missione che ci è affidata.
Gesù dà ai discepoli il potere di perdonare, un potere che è l’effetto concreto del dono dello Spirito. Il potere di perdonare non si esercita diventando dei giudici che decidono chi deve essere condannato o chi assolto: il potere di perdonare si esercita continuando ad annunciare l’amore di Dio per il mondo.
Otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo e questa volta c’è anche Tommaso. Gesù conosce i pensieri di Tommaso, prende lui l’iniziativa e lo invita a mettere il suo dito sul segno dei chiodi e la sua mano sul suo fianco. Alle parole di Gesù «tocca! guarda!», Tommaso risponde con la più bella confessione di fede di tutto il Nuovo Testamento: «Signore mio e mio Dio!». Con Tommaso – proprio lui! – confessiamo che quel Gesù è la “Parola” di Dio con la P maiuscola. L’ebreo Tommaso ha capito che il Signore d’Israele mostra a tutto il mondo la sua parola di grazia. Gesù sfida Tommaso a non essere più incredulo, ma credente. Non è la visione del Risorto a fare di noi dei credenti di serie A. È la parola di Dio e lo Spirito di Dio che agisce misteriosamente nella nostra vita a fare di noi dei credenti. È l’annuncio di Pasqua che ascoltiamo per mezzo dello Spirito Santo che ci fa dire: «Gesù, Signore mio e mio Dio!». Per questo annuncio siamo anche noi parte di quei discepoli che Gesù invia, ai quali Gesù dona lo Spirito, a cui dà il potere di perdonare.
Alessandro Spanu
Illustrazione di Silvia Tartara
Meditazione pubblicata sul numero di aprile 2024 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.