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Together: la squadra di calcio della Diaconia valdese

Quale strumento migliore dello sport per facilitare l’integrazione? Lo sport favorisce la conoscenza reciproca, soprattutto informale, di coetanei tra loro, sia autoctoni che stranieri di diverse provenienze e con rispettivi bagagli culturali. Imparare i modi di dire, recarsi ai campi di allenamento cittadino, praticare i riti negli spogliatoi, imparare il rispetto del gruppo e degli impegni: sono tutte azioni che possono portare ad una vera inclusione sociale.
La squadra di calcio Together Football Team della Diaconia Valdese di Torino – il nome è stato scelto dagli stessi giocatori – è nata così e ha come valore fondamentale lo stare insieme e imparare dai compagni: una squadra di calcio composta da ragazzi della Siria, Camerun, Gambia, Ghana, Guinea Bissau, Marocco. Tutti i componenti provengono dai vari progetti di accoglienza di Torino della Diaconia Valdese, quali Corridoi Umanitari, Cas e Sprar.
La squadra ha partecipato per la prima volta al torneo Football Comunities 2019, organizzato dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Balon Mundial Onlus. Il Football Communities vede come partecipanti squadre di calcio interamente composte da rifugiati e richiedenti asilo delle diverse associazioni che continuano ad accogliere persone che richiedono rifugio nel bel paese.
Nella prima giornata delle partite a girone – con me allenatore – ci siamo scontrati con i super favoriti del torneo, nonché squadra vincitrice della scorsa edizione, il Centro Fenoglio, e con grinta e determinazione, li abbiamo battuti ai calci di rigore, mettendoci in testa alla classifica temporanea del torneo. Al termine del torneo la nostra squadra si è classificata come la migliore squadra tra le terze classificate e il nostro capitano, proprio colui che mi fece venire l’idea di formare la squadra di calcio, ha sollevato in aria la nostra coppa con grande entusiasmo.
Una coppa che rappresenta per noi una vittoria. Una vittoria di partecipazione, di rivendicazione dei diritti degli adolescenti a vivere una vita sana e felice, lontana dalle macerie, dalla distruzione, dalla più totale abnegazione dei diritti.
Credo che l’integrazione o interazione pacifica e rispettosa tra persone di background culturali diversi sia possibile attraverso la conoscenza dell’altro e delle sue caratteristiche culturali che possono divergere fortemente dalle proprie, ma possono essere comprensibili se lette nell’ottica della globalità. Globalità intesa come accettazione del fatto che in vari angoli della terra dove è sorta la vita, le culture si sono adagiate sulle caratteristiche climatiche e religiose, gli usi e le consuetudini.
A questa globalità, aggiungo il diritto alla inviolabilità della persona, la persona come “entità sacra”, capace di consentire o dissentire, cioè persona tutelata.
Il momento più significativo per me di questa esperienza fino ad ora, è stato quando un padre accompagnato dai figli più piccoli è venuto a vedere i suoi figli più grandi giocare la prima partita del torneo Football Communities: con un sorriso compiaciuto stampato in faccia, dava indicazioni al figlio maggiore, che vestiva i panni del portiere, suggerendo in quale angolo tuffarsi per il prossimo rigore. Credo che per un attimo avrà pensato: questo è davvero un nuovo inizio.

Segun Charles Sule – Operatore Diaconia Valdese Torino

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