«Giuseppe fece un sogno: l’angelo di Dio gli apparve e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Tu devi rimanere là, fino a quando io non ti avvertirò”. Giuseppe si alzò, di notte prese con sé il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto».
Matteo 2, 13-14
Giuseppe fece un sogno: l’angelo di Dio gli apparve e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Tu devi rimanere là, fino a quando io non ti avvertirò». Giuseppe si alzò, di notte prese con sé il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto. Questa storia, spesso commentata nel periodo dell’Avvento, ci ricorda molti altri episodi tristemente quotidiani, storie di fuga e di paura, di ansia e di incertezza, storie che purtroppo non sempre – come quella descritta da Matteo – hanno un lieto fine.
In sogno, un angelo aveva detto a Giuseppe, discendente della stirpe di Davide, uomo giusto e devoto: «Se vuoi salvare la tua famiglia, fuggi». Una parola dura, già in sé stessa spaventosa, tragica nella sua prospettiva terribilmente definitiva, perché fuga significa taglio netto con tutte le cose e persone più care. E Giuseppe e Maria fuggono così da un pericolo che minaccia non solo la loro incolumità, ma anche quella del bambino, che non è un bambino qualunque, ma un bambino destinato a salvare il mondo. Il testo non parla della loro paura, che probabilmente sarà stata grande, ma solo del fatto che tutti e tre si salveranno.
Dopo quella fuga, per secoli e fino a oggi, ecco altre fughe dolorose dalle carestie, dalle epidemie, dalle torture e soprattutto da tante guerre, tutte egualmente terribili. Davanti a questo racconto sono molte le domande, non ultima il chiedersi se quelle fughe oggi siano guidate da un angelo protettore o se non siano, invece, opera di persone spietate che vivono e prosperano sulla disperazione altrui.
Se Giuseppe, Maria e Gesù sono stati salvati – e noi sappiamo che torneranno a casa – molti di quelli che oggi abbandonano i loro paesi forse si salveranno, ma difficilmente potranno tornare indietro. Ma qui subentra il progetto che Dio ha in serbo per tutti loro, la cui vita, proprio come la nostra, è tenuta stretta nelle sue premurose, sapienti mani.
Eugenia Ferreri, predicatrice locale
Illustrazione di Silvia Tartara
Meditazione pubblicata sul numero di marzo 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.