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Meditazione: la saggezza dei figli

La Parola del Signore mi fu rivolta in questi termini: «Perché dite nel paese d’Israele questo proverbio: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati?”. Tornate, convertitevi da tutte le vostre trasgressioni e non avrete più occasione di caduta nell’iniquità!».
Ezechiele 18, 1-2 e 30b

Secondo questo proverbio dell’antico Israele, che si ritrova anche in Geremia, ai figli spesso tocca subire le conseguenze dei misfatti dei padri e questo in effetti può accadere. Pensate per esempio a quelle scelte fatte oggi e che sicuramente ipotecano il futuro, come lo sfruttamento indiscriminato delle risorse o il mancato accordo su scuola e ricerca. Ma anche a quelle scelte, che chiameremmo dilemmatiche o finanche rischiose, di cui sai solo che avranno conseguenze, ma non quali.

Una bella responsabilità, certo, che anche il testo di Ezechiele rende evidente, facendolo però con una prospettiva di speranza. Con il Dio biblico della speranza, infatti, può accadere che i figli siano più saggi dei padri e porre così rimedio agli errori di quest’ultimi. A volte ci si lamenta dei giovani, ma Ezechiele fa intendere che i nostri sbagli non impediranno loro di pensare diversamente da noi, e magari meglio.

Poco oltre Ezechiele parla anche della responsabilità personale: è vero infatti che dobbiamo rispondere delle nostre azioni e scelte; ma vedete come anche qui la speranza fa capolino, perché un errore, magari commesso in gioventù oppure in un momento difficile della vita, non dovrebbe condizionarne il resto per sempre. Questo, tra l’altro, sarebbe anche in contraddizione con quanto dice Gesù, che ci chiama al ravvedimento e alla conversione. E anche Isaia, per fare un altro esempio, dice: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve» (1, 18). Proprio per questo penso che ci si dovrebbe trattenere dal comminare, per esempio, pene e sanzioni definitive, perché, esaminandoci, sappiamo bene che una persona cambia nel corso della vita, e non sempre in peggio, ma anche e soprattutto in meglio.

Ezechiele finisce quindi con un’esortazione al ravvedimento che non potrebbe fare se appunto i nostri sbagli fossero tali da impedirci di cambiare. Ma appunto perché con l’aiuto di Dio noi possiamo anche cambiare, seppure lentamente e con difficoltà, ecco che lui può dire: «Tornate, convertitevi da tutte le vostre trasgressioni e non avrete più occasione di caduta nell’iniquità».

Stefano Fontana, pastore battista a Torino

Meditazione pubblicata sul numero di giugno 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.

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