«Il Signore si è ricordato della sua bontà e della sua fedeltà verso la casa d’Israele; tutte le estremità della terra hanno visto la salvezza del nostro Dio».
Salmo 98, 3
Il salmista ci invita alla gioia, perché il Signore “ha fatto conoscere la sua salvezza, ha manifestato la sua giustizia davanti alle nazioni”. È già bello che Dio voglia la nostra salvezza, ma ancora di più che ce la faccia conoscere, in modo che possiamo sapere che esiste un Dio che desidera il nostro bene. La notizia fa eco alla profezia di Isaia (52,10): “tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio”. Queste parole, in origine, annunciano il ritorno da Babilonia attribuendolo all’intervento del Signore, e contengono l’idea che nella storia ci sono liberazioni che manifestano la regalità del Signore preannunciando un Regno in cui le lacrime di chi ha sofferto vengono asciugate.
Nel Nuovo Testamento, Gesù è annunciato come Colui nel quale la salvezza raggiunge l’umanità; e non è un caso se il messaggio del Vangelo si è rivolto a persone di tutti i popoli, che hanno potuto leggere questi riferimenti alle nazioni come riferimenti alla portata universale dell’azione di Cristo. Quando noi leggiamo che “tutte le estremità della terra hanno visto la salvezza del nostro Dio” ci ritroviamo, anche noi, a gioire: perché vediamo che il desiderio che Dio ha della salvezza di ciascuno, ciascuna di noi è esteso a tutta l’umanità. A ogni persona è rivolto l’annuncio di un Dio che vuole il bene per le sue creature. E a ogni persona è rivolto l’annuncio di un Dio che ci dice, anche attraverso l’opera di Gesù, che regnare non deve essere semplicemente gestione del potere, ma dev’essere servizio, attenzione al diritto e alla giustizia.
I versi 7 e 8 del Salmo 98 estendono il loro invito alla gioia non solo ai popoli, ma addirittura al mare, al mondo e ai suoi abitanti – cioè a tutti gli esseri viventi -, e poi ai fiumi e persino ai monti: il creato è coinvolto in questo gioire. La buona notizia non è solo per una nazione, ma per tutta l’umanità e il creato intero. E davvero anche il nostro rapporto con il creato cambia quando percepiamo questo coinvolgimento tra il destino del mondo e il nostro: perché credere in un Dio che desidera il bene può guarirci, a partire dal modo in cui guardiamo a noi stesse, noi stessi, per arrivare al modo in cui viviamo nel mondo.
Paola Zambon, pastora battista a Torino
Meditazione tratta da “Il Piccolo Messaggero” di dicembre 2021, il bollettino mensile delle Chiese battiste e valdese dell’area torinese; per riceverne copia in PDF fare richiesta a redazione@torinovaldese.org