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Il saluto della pastora Maria Bonafede

 

Pubblichiamo il saluto alla comunità della pastora Maria Bonafede che con il mese di luglio 2024 conclude il suo ministero pastorale.

«Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?»
(1 Corinti 4, 7)

Cari fratelli e care sorelle,
alcune parole per provare a salutarvi nel momento in cui lascio il mio servizio di cura pastorale nella Comunità di Torino.

Gli anni vissuti a Torino sono stati gli ultimi di un servizio in una grande Chiesa, oltre che i miei ultimi. Con questa consapevolezza li ho assaporati sapendo e scoprendo via via che non stavo cambiando solo il “luogo” del mio lavoro, ma cambiavo vita. Cambiava la mia vita personale perché arrivavo a Torino da sola – Daniele infatti rimaneva a Roma alla Facoltà di teologia. Cambiavo distretto e ricominciavo a vivere in una città del Nord dopo tanti anni, davvero tanti, di vita e di servizio a Roma e conoscendo, per molte ragioni di servizio, abbastanza bene le Chiese dell’Italia centrale e anche molte del Sud. Non conoscevo affatto la Chiesa di Torino e la Chiesa non conosceva me. Dovevamo scoprirci e i nuovi inizi da un lato intimidiscono e dall’altro hanno il sapore frizzante delle sfide.

Ho avuto la fortuna di iniziare il mio servizio da Via Villa che mi ha accolto con viva fraternità e simpatia, accompagnandomi nelle visite, e nei diversi incontri ecumenici, nella riunione quartierali, raccontandomi la storia della Torino evangelica. Ho davvero tanti bei ricordi dei miei primi anni, e nel cuore nomi e voci, parole e simpatia anche dei fratelli e le sorelle che purtroppo non ci sono più…
Nel tempo ho conosciuto la Comunità intera e complessa che siamo, piena di doni e vocazioni, capaci di guidare il compito dei pastori e di esigerne la cura: anni belli, anche tanto difficili, con cui ho attraversato con voi periodi pieni di forza e periodi terribili. Voglio citarne tre, dai primi anni torinesi agli ultimi nei quali vediamo nello sfondo, persone e storie della vita della Comunità.

Il ricordo della bella iniziativa e della bella riuscita dei falò del 17 febbraio in piazza Castello, pensato insieme alla Comunità ebraica, che è stato entusiasmante e ha raccolto davvero tanti torinesi non solo evangelici.

Il tempo della pandemia, quando nelle nostre case è entrata la paura, il senso d’impotenza ed anche l’esperienza dura di perdere i propri cari ammalati, da lontano, senza poterli salutare.
Gli anni, gli ultimi, del difficile ma saldo riorganizzare la segreteria della Chiesa e del servizio diaconale: abbiamo discusso tanto, ma ce l’abbiamo fatta.

Grazie per tutto quello che ho ricevuto da tutti e tutte voi. Non è un grazie formale. Ho lavorato con voi cercando di dare tutto quello che potevo, che sapevo e concentrandomi sulla predicazione e la cura della Chiesa, e prendendo tanto da una Comunità composita, di grande cultura, capace di servizio e passione, difficile ed esigente, ma capace anche di riorganizzarsi a ogni riassetto, e sono stati tanti. Riassetto del team pastoral-diaconale che è passato nel corso degli anni da quattro “operai”, per un periodo anche cinque, a due; con il Concistoro nel succedersi di fratelli e sorelle, non sempre indolore. Penso a tutti con affetto e gratitudine.

Grazie anche per i tanti fraterni incontri delle Chiese evangeliche sorelle della città, per il gruppo ecumenico di preparazione e studio del testo di predicazione domenicale. Per le relazioni ecumeniche e fraterne con diversi modi di vivere la fede cattolica: anche qui volti, esperienze e amicizie che rimarranno con riconoscenza nel mio cuore.

E ancora grazie per la vivacità, intelligenza e la creativa cordialità del Comitato Interfedi, organo consultivo del Comune di Torino.

Grazie per l’incontro con la Comunità ebraica così speciale e unico a Torino e per la bella esperienza di letture bibliche a più voci promosse negli ultimi tre anni, nel quadro dell’Amicizia ebraico-cristiana. Anche il piccolo coordinamento cristiano islamico che negli anni ha vissuto l’esperienza bella delle visite accompagnate nelle tante moschee della città e la partecipazione festosa alle numerose cene di fine del Ramadan e delle tavole rotonde sui temi della fede, alle tensioni che l’ombra pesante della guerra ha posto sul nostro fragile coordinamento e su di noi, rendendo quasi impossibile, anche al nostro interno, un dialogo davvero fraterno e senza pregiudizi.

E infine ringrazio il Signore per avermi consentito di vivere gli anni torinesi, ma anche i miei quarant’anni di ministero, con lo stupore e la gioia di chi ha trovato nell’Evangelo “un tesoro”, quello cui si attacca il cuore (Matteo 13, 44 e Luca 12, 34). Il tesoro prezioso che portiamo sapendo di essere e rimanere “vasi di terracotta”, materia umile e fragile: senza paura, sapendo che avremo dubbi e smarrimenti, e che non ci è tolta mai la responsabilità delle parole e dei silenzi della nostra fede, ma sapendo anche che «Fedele è colui che vi chiama» (I Tessalonicesi 5, 24).

Maria Bonafede

 

Meditazione pubblicata sul numero dell’estate 2024 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.

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