Mercoledì 13 novembre, nel salone della Casa valdese, si è tenuto il convegno I Valdesi e Torino: un progetto per gli 850 anni dalla nascita del movimento valdese. L’incontro si è svolto in due tempi.
In un primo momento tre giovani accademici, le cui ricerche sono state finanziate in parte dai fondi della Chiesa valdese di Torino e in parte dall’Otto per mille, nel contesto delle celebrazioni per gli 850 anni dai primi passi dei movimenti valdesi, hanno presentato, in dialogo con altrettanti discussants, i loro progetti. Le ricerche di Tommaso Rebora, Simone Baral e Marco Grifo hanno in comune il fatto di concentrarsi sul microcosmo valdese torinese anni ’60-80 circa. È interessante che, per tutti, il valdismo torinese di quel periodo, tanto nei percorsi biografici di figure come Giovanni Mottura e Franco Giampiccoli, quanto nell’osservazione dell’evolversi di gruppi di lavoro e di riflessione (in particolare quelli delle donne, del dialogo con la migrazione e con il mondo dell’industria), abbia avuto in modi diversi il centro ecumenico di Agape come interlocutore e luogo di formazione di primaria importanza. L’impressione, ascoltando i resoconti di questa prima tappa di un percorso di ricerca che ci si augura sarà lungo e articolato, è stata che i tre progetti abbiano aperto una sorta di vaso di Pandora della nostra storia recente, indicandone molteplici prospettive e tematiche.
La seconda parte, una tavola rotonda con la moderatora Alessandra Trotta, l’avvocata Ilaria Valenzi, il professor Paolo Naso, la vicesindaca di Torino Michela Favaro, il direttore del Centro Studi Piero Gobetti Pietro Polito e il presidente del Concistoro di Torino, Sergio Velluto, ha riallacciato la realtà torinese alla storia del protestantesimo, in particolare quello valdese, nell’Italia del nostro tempo. Minoranza profetica, universale, stimolo rivolto all’intera società civile e non soltanto al proprio contesto, la realtà valdo-metodista è e rimane, oggi, un soggetto civile, teologico ed etico in grado di contribuire alla costruzione di percorsi, alla tutela dei diritti di ogni minoranza, e di offrire prospettive “altre” a visioni troppo uniformi della realtà.