la Chiesa Valdese di Torino esprime la sua ferma condanna dell’ennesimo attacco delle Forze armate israeliane all’Ospedale Al Ahli di Gaza, detto anche ospedale battista, condividendo e rilanciando le prese di posizione della Federazione delle Chiesa Evangeliche in Italia (FCEI), dell’Unione delle Chiese Battiste in Italia (UCEBI) e della Chiesa Evangelica Luterana (CELI). Nel comunicato della CELI, una tra le tante voci delle chiese che in questi giorni si stanno levando a sostegno delle vittime, si legge:
“L’ospedale, gestito dalla Diocesi Anglicana di Gerusalemme, è un simbolo di speranza e cura in un territorio devastato da mesi di conflitto. Questo non è il primo attacco subito dalla struttura: si tratta del quinto bombardamento dall’ottobre 2023. Nonostante le affermazioni delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) secondo cui l’edificio ospitava un “centro di comando di Hamas”, nessuna prova concreta è stata fornita, e le organizzazioni umanitarie continuano a denunciare la sistematica distruzione delle infrastrutture mediche a Gaza.(…) Oltre alla distruzione degli ospedali, Gaza sta affrontando una crisi umanitaria senza precedenti. L’assedio israeliano ha bloccato l’ingresso di aiuti alimentari e medici, lasciando la popolazione senza cibo, acqua e medicine. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha denunciato che due missioni mediche urgenti, tra cui una diretta all’Ospedale Al-Ahli, sono state bloccate dalle autorità israeliane.”
Ci uniamo a tutte le persone di buona volontà che chiedono di fermare questi attacchi e preghiamo per la fine della guerra.
Ricordiamo che l’ospedale Ahli Arab di Gaza è sostenuto anche da fondi Otto per mille della Chiesa valdese- Unione delle chiese metodiste e valdesi e attraverso il progetto “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace”, che promuove iniziative ecumeniche e interreligiose di cura, riconciliazione e solidarietà fra Israele e Palestina. Proprio in quest’ottica, a Torino il 14 maggio prossimo le Chiese evangeliche della città e la FCEI organizzano un incontro con esponenti ebrei e palestinesi delle organizzazioni Parents Circle – Families Forum e Combatants for peace