Dal 6 al 9 dicembre si è svolto a Ecumene, Velletri (RM) il XXI Congresso della Fgei, la Federazione giovanile evangelica in Italia. Tre giorni di lavoro e confronti fra ragazze e ragazzi provenienti dalle chiese di tutto il Paese. Il Congresso ha eletto il nuovo Consiglio che resterà in carica per i prossimi trenta mesi: i consiglieri e le consigliere elette sono Debora Troiani, Gabriele Bertin, Annapaola Carbonatto (nuova segretaria), Lucia Casaburo, Simone De Giuseppe, Rebeca Malla, Pietro Quadalti. Annapaola Carbonatto, nostra sorella di chiesa e già responsabile fino all’anno scorso del gruppo giovani-Fgei di Torino, è dunque la nuova Segretaria della Fgei: ci rallegriamo molto di questa notizia che conferma l’impegno e la vivacità del nostro gruppo giovani, frequentato da ragazzi e ragazze impegnati/e in tante attività della nostra chiesa e le auguriamo un proficuo lavoro in questa nuovo incarico ricco di responsabilità. Pubblichiamo di seguito una presentazione di Annapaola.
«Cari fratelli e cari sorelle,
Mi chiamo Annapaola Carbonatto, faccio parte della Chiesa valdese di Torino e, per chi non mi conosce, ho 24 anni e studio Comunicazione Interculturale all’Università di Torino. Durante il XXI Congresso della FGEI sono stata ri-eletta come membro del Consiglio, che a sua volta mi ha scelto come Segretaria.
Il mio percorso all’interno della FGEI è iniziato diversi anni fa, non ricordo quando di precisione, ma ricordo che i miei primi contatti con la Federazione sono avvenuti grazie al Presinodo. Inoltre, durante gli anni del catechismo ho avuto modo di incontrare il gruppo FGEI Torino, tuttavia all’epoca percepivo le persone che ne facevano parte come molto più grandi di me (anche se non era così!) e di conseguenza non avevo mai preso parte agli incontri.
In quegli anni, poi, stavo seguendo il percorso di catechismo con il pastore Stefano D’Amore, percorso che mi ha poi portato al battesimo nella Pentecoste del 2012. Stefano non solo aveva particolarmente a cuore proporre ai catecumeni e alle catecumene gli eventi della Federazione, ma testimoniava con il suo impegno in prima persona la bellezza di un percorso in ambito federativo.
Nonostante tutto ciò, prima del 2013 non mi ero mai iscritta alla Federazione perché mi sembrava un passo troppo grande, poi ho vinto le mie paure e ho deciso di compiere questo gesto di responsabilità. “Di responsabilità” perché ho sempre visto l’iscrizione a qualcosa come un modo per dire: io ci credo in questo progetto e voglio mettere a disposizione il mio tempo e le mie energie per portarlo avanti e farlo vivere. Da quando mi sono iscritta ho preso parte alle più svariate iniziative per la Federazione, come staff per eventi o campi, e ho partecipato a numerosi eventi, non solo a livello macroregionale ma anche nazionale e internazionale. Ho (quasi) sempre risposto con entusiasmo alle chiamate della FGEI, cercando di conciliare le richieste che ricevevo con lo studio e l’impegno nella mia comunità locale.
Grazie alla Federazione, ho capito che cosa davvero voglia dire il fatto che non esista un unico modo per vivere la propria fede, per pregare e per celebrare Dio. Queste cose le sapevo già ma prima della partecipazione attiva nella FGEI, essendo cresciuta tra la Comunità valdese di Torre Pellice e quella di Torino, il mio orizzonte di esperienze spirituali era più uniforme.
Per me la Federazione permette ai e alle giovani di confrontarsi e crescere come credenti, membri di chiesa e cittadini e cittadine.
Durante il XXI Congresso si è parlato molto dell’importanza di un lavoro congiunto – FGEI e chiese locali – per curare i diversi territori e far sentire i e le giovani parte della comunità di oggi. È importante che le chiese riconoscano la Federazione giovanile come un luogo dove i e le giovani possano confrontarsi tra pari su temi di attualità alla luce della Parola di Dio. Il XXI Congresso ha ribadito l’importanza dell’impegno politico, della stretta relazione che sussiste tra fede e politica. Soprattutto in questo momento, in cui ovunque si dà sempre più importanza all’individuo anziché al gruppo, penso che sia importante valorizzare uno spazio che va in direzione opposta promuovendo invece incontri che favoriscono il dialogo interculturale e interdenominazionale».
Annapaola Carbonatto