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Meditazione: la fraternità è alla portata di tutti

«Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. Infatti, se l’uno cade, l’altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo! Così pure, se due dormono assieme, si riscaldano; ma chi è solo, come farà a riscaldarsi? Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto».
(Ecclesiaste 4, 8-12)

In situazioni in cui ho affrontato problemi difficili, il sostegno fattivo di persone care ha fatto la differenza nella ricerca di una soluzione. Queste parole della Bibbia corrispondono alle esperienze migliori della nostra vita: certo che è vero che in due si è più forti che soli! Si affrontano le fatiche con maggiore entusiasmo, ci si difende meglio dai pericoli e dalle avversità. In questi versetti di Ecclesiaste, si immaginano due viandanti che si spostano a piedi: possono cadere in una buca, farsi male, e sanno per esperienza quanto è importante non essere soli in quei momenti. Sono due che dormono all’aperto e che quindi si scaldano stando vicini, e, insieme, affrontare meglio eventuali aggressioni notturne di animali selvatici o di malintenzionati. È l’umana esistenza che è rappresentata, il suo cammino nel quale non dovrebbe capitare a nessuno di ritrovarsi solo, senza qualcuno che lo possa rialzare. E invece capita, capita spesso che uomini e donne, giovani e soprattutto anziani si ritrovino soli, sole, senza che nessuno li possa rialzare.

L’Ecclesiaste è un libro strano, pieno di sapienza e anche di amarezza, e qualche volta ci chiediamo se per questo ci sia bisogno della Bibbia e Dio dal momento che una parola saggia ha comunque senso e dignità. Perché la Bibbia ci mette di fronte a quest’affermazione che è pienamente comprensibile anche senza di lei? Perché vuol farci capire, che la vita di fronte a Dio non è la vita di eroi solitari, di persone sufficienti a se stesse. L’esistenza umana secondo il volere di Dio, non è l’esistenza di uomini e donne che sfidano il mondo con la loro forza o con la loro sofferenza, e che devono farcela per forza da soli, ma un’esistenza destinata alla relazione, al sostegno reciproco, alla solidarietà. Non solo, non anzitutto quelli della famiglia, ma il sostegno e la solidarietà delle persone con cui si può condividere un tratto di vita, di pensiero, di fede. È un modo bello, umano, comprensibile per dire che la fraternità è alla portata di tutti, ed è una vocazione da raccogliere in ogni ambito della vita, a qualunque età. C’è qualcosa da scoprire in queste parole: per accorgersi che «una corda a tre capi non si rompe così presto» o che «due valgono più di uno solo», bisogna guardarsi attorno, scorgere le persone, sorprendersi che anch’esse, proprio come noi, hanno bisogno di compagnia e di sostegno e di calore per il loro viaggio. Ci sono parole più pregnanti nella Bibbia, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, come l’invito a portare i pesi gli uni degli altri, o quello di piangere con chi piange e gioire con chi è nella gioia. Ma anche quest’immagine così concreta dei due viaggiatori che camminano insieme, e sperimentano la vicinanza come fraternità e maggior forza, è un’immagine cui mi piace pensare per la nostra vita e per la vita delle nostre comunità. Insieme, facendo affidamento gli uni, le une sugli altri, riconoscendo i nostri limiti e la bellezza del sostegno reciproco. Proviamo a camminare insieme, pronti a venirci incontro, sperimentando la fraternità nella fattiva certezza che l’essere davvero una comunità «ben ricompensa della fatica».

Maria Bonafede

Illustrazione di Silvia Tartara

Meditazione pubblicata sul numero di novembre 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.

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