Non vi spaventate! Voi cercate il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato non è qui” Marco 16, 6
Chiusa da una pietra, la storia di Gesù è finita. Proprio così doveva finire la storia degli di Gesù di Nazaret, il prescelto da Dio, colui che è andato dappertutto proclamando la grande notizia di Dio, il figlio di Dio?
Nei fragili equilibri politici della Giudea Gesù, la sua fine, se l’è cercata. Eppure, Gesù disse che la sua morte era un fatto necessario; non la conseguenza politica delle sue azioni. Quella morte doveva accadere in obbedienza al volere di Dio e al suo disegno di salvezza per il mondo. I discepoli capirono la morte di Gesù come un dono necessario affinché l’umanità fosse riscattata dal potere del peccato e della morte (10, 45). La morte di Gesù appare in tutta la sua durezza quando quella sera Giuseppe d’Arimatea chiuse il sepolcro con la grande pietra.
Ma in quell’alba, in un momento sospeso, quando i fatti hanno decretato la fine di Gesù, un annuncio ribalta la storia. Tre donne: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome trovano la pietra del sepolcro già rotolata. Al posto della salma di Gesù c’è un giovane vestito di bianco che dice loro:
«Non vi spaventate! Gesù che voi cercate, il Nazareno, il crocifisso: è risuscitato, non è qui!»
È avvenuto qualcosa di straordinario. Se i fatti hanno decretato la fine di Gesù, l’annuncio del giovane: “Gesù è risuscitato!” ribalta la realtà dei fatti e afferma la verità di Dio sulla storia. Dio ha vinto il potere della morte e del peccato!
A chiusura della vicenda di Gesù non c’è il crudo fatto della morte, ma l’annuncio della risurrezione. Il significato della vita, della predicazione e del ministero di Gesù non dipende più solo dalla croce, ma anche da quel sepolcro vuoto perché Dio ha riabilitato Gesù. È vero, il fatto della risurrezione non l’ha visto nessuno, ma l’annuncio della risurrezione di Gesù è l’annuncio del mondo nuovo che Dio ha inaugurato.
Il vangelo di Marco finisce con il silenzio e la paura delle donne che non dissero nulla a nessuno. Questa è la nostra condizione. Stiamo tra la gioia dell’annuncio della risurrezione e lo sgomento per quel sepolcro vuoto di cui non afferriamo il significato. Quel sepolcro vuoto rimanda alle tragedie della storia che in questo mese di guerra si sono presentate in forma orrenda.
Il silenzio delle donne attesta quanto difficile e rivoluzionario sia il miracolo della riabilitazione di Gesù crocifisso. Tutto il vangelo di Marco ci prepara alla sorpresa della risurrezione e tuttavia esso parla di una fede che non è mai facile.
Di fronte a questo vangelo che ci parla in modo diretto e stringato della grande notizia di Gesù Cristo il Figlio di Dio, oscilliamo tra lo sgomento e la gioia, tra il silenzio e la parola.
Il silenzio con il quale si chiude il racconto di Marco ci appella a prendere in mano la storia di Gesù e farla nostra nella certezza che nessuna pietra sarà così pesante da non potere essere smossa.
Alessandro Spanu
pastore battista a Torino
Meditazione pubblicata sul numero di aprile 2022 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a redazione@torinovaldese.org.