Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai». Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».
(Matteo 16, 21-23 )
Qualcosa di simile a ciò che Matteo racconta qui capita a volte anche tra amici, o familiari. Un ostacolo che le persone possono trovare quando vogliono parlare di qualcosa di serio, soprattutto se è qualcosa che ha a che fare con la morte, è sentirsi rispondere “ma cosa vai a pensare, non dire queste cose!”. Possiamo immaginare che solitudine si prova a sentire il bisogno di dire delle cose importanti avvicinandosi alla fine della vita, a voler condividere un pensiero, un saluto, un timore, un ringraziamento, un desiderio, e a trovarsi davanti solo persone che non vogliono sentire. Chi cerca di evitare certi temi può aver paura che questi discorsi possano deprimere o indebolire la persona che li fa. Ma spesso è la persona che vuole cambiare discorso a essere a disagio: si cambia discorso non per il bene altrui, ma per il proprio. Eppure, per quanto sia difficile fare certe conversazioni, vale la pena di sopportare il disagio quando è ora, perché in fondo queste sono le conversazioni più importanti che si possono fare. Poter parlare liberamente dà la possibilità di salutarsi senza lasciare troppo in sospeso: poter chiedere scusa o perdonare, esprimere desideri, ringraziare.
Ecco perché quando Pietro lo ostacola, Gesù si ribella. Pietro vorrebbe cambiare discorso perché lo spaventa guardare alla realtà delle cose, e lo spaventa la sua stessa paura. Ma la sua strategia non funziona: perché quello che deve succedere succederà comunque, anche se Gesù non ne parlasse. E soprattutto perché se Pietro non lascia parlare Gesù, forse non sentirà parlare di croce, ma non sentirà neanche il resto del discorso, quello che parla della resurrezione. Pietro rischia di perdersi la parte in cui Gesù annuncia che non basterà metterlo in croce per fermare quello che Dio ha iniziato. Proprio come non basta il fatto che moriamo a togliere significato e dignità alle nostre vite.
Vale anche per noi: quando cediamo all’istinto di evitare a priori ogni inconveniente, finiamo per perderci la parte essenziale della verità che altrimenti ci viene rivelata. Quando rifiutiamo di affrontare la vita, quando manchiamo di lasciare spazio ai discorsi decisivi e necessari, quando cerchiamo di non vedere ciò che Dio vuole mostrarci, è una benedizione che questa parola di Gesù ci scuota. È vero, cercare di evitare le parti dolorose della realtà è normale, e Gesù stesso ci conferma che è perfettamente umano: ma questo contrasto tra lui e Pietro ci ricorda che c’è una prospettiva che è vitale includere nei nostri pensieri. Abbiamo bisogno delle conversazioni difficili, e di attraversare le notti, le solitudini, i distacchi senza perdere la capacità di ascoltare: di ascoltarci gli uni gli altri, di ascoltare come stiamo, e di ascoltare la voce del Signore.
Paola Zambon, pastora battista a Torino
Meditazione pubblicata sul numero di ottobre 2023 del Piccolo Messaggero, il bollettino delle Chiese valdese e battiste dell’area torinese. Chi fosse interessato a riceverne copia in PDF via email può farne richiesta a segreteria@torinovaldese.org.